Béla-Tarr

Eventi a Milano: “La Milanesiana” dedica un appuntamento monografico al regista ungherese Béla Tarr

MILANO – Lunedì 13 luglio è in programma un appuntamento col grande cinema ungherese, nell’ambito de “La rosa monografica“, ultima sezione della sedicesima edizione de “La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, promossa da Comune di Milano, Expo in Città e Milano Città del Libro 2015, in collaborazione con Regione Lombardia e Commissione Europea, ed organizzata da I Pomeriggi Musicali/Teatro dal Verme.

Per la giornata del 13 luglio, l’appuntamento monografico è dedicato al grande cineasta ungherese Béla Tarr, che debuttò nel 1979 con il film Nido familiare (Családi tűzfészek). Dopo aver girato nel 1988 Perdizione (Kárhozat), Tarr diede vita a quello che è solitamente considerato  il suo capolavoro, ovvero Satantango (Sátántangó). Seguono Le armonie di Werckmeister e L’uomo di Londra. Nel 2011 vince l’Orso d’Argento al Festival di Berlino con il film Il cavallo di Torino.

Si comincia alle 12:00 allo Spazio Oberdan (via Vittorio Veneto, 2) con la proiezione integrale di quello che è unanimamente riconosciuto come il suo capolavoro: Satantango (1994, 435’), in bianco e nero e girato interamente in Ungheria. La storia è incentrata sul collasso di una fattoria collettiva ai tempi della fine del comunismo in Ungheria, e si basa sul romanzo omonimo dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, ricalcandone la struttura: dodici capitoli, che seguono lo schema del tango, come il titolo suggerisce. Il film è per lo più composto da piani sequenza, cifra stilistica di Béla Tarr.

Alle 21:00, sempre allo Spazio Oberdan, dialogo sull’opera cinematografica di Béla Tarr fra Enrico Ghezzi e il critico cinematografico Alberto Pezzotta. Per motivi di salute, il regista Béla Tarr non sarà presente, diversamente da quanto precedentemente annunciato.

A chiudere questa eccezionale giornata dedicata a Béla Tarr, sarà proiettato Il cavallo di Torino (2011, 146’), che nel 2011 gli valse l’Orso d’Argento al Festival di Berlino. Il film prende spunto da un episodio della vita di Friedrich Nietzsche, che, all’uscita dalla sua abitazione di Torino, vide un vetturino frustare il suo cavallo ostinato che rifiutava di muoversi. Il filosofo rimase impressionato dalla violenza dell’uomo e dalla sua volontà di dominare il mondo. Il film, partendo da questo aneddoto, si interroga su quale possa essere stato il destino dell’animale e racconta la vita del vetturino.

ENRICO GHEZZI
Ha (?) quasi sedici anni nel maggio del 1968. Ama Eddy Merckx, come Jean Vigo, come Max Stirner, come gli 8 metri e 90 centimetri di Bob Beamon, come… Si occupa di cinema e di televisione (o meglio – e peggio! – ne è occupato). Dal 1979 lavora e gioca come “riautore di immagini” a Rai Tre, per la quale ha curato o inventato cicli di film, le quaranta ore non-stop di La Magnifica Ossessione (1985), e i programmi Fuori Orario, Schegge, Blob (e Publimania e Fine senza Fine). Dal 1987 al 1994 ha diretto il palinsesto della Rai Tre di Angelo Guglielmi. Gli piace troppo scrivere per non lasciarsi annegare (quasi) nelle immagini. Ha diretto il Festival del Cinema di Taormina dal 1991 al 1998 e dal 2001 al 2009 Il Vento Del Cinema a Procida; cura la collana dvd Eccentriche Visioni. Da regista, ha realizzato il cortometraggio Gelosi e tranquilli (1988) e alcuni videoclip (tra cui Strani giorni, di Franco Battiato). Tra i libri pubblicati, Paura e desiderio (1995), Discorso sui due piedi (1998, con Carmelo Bene) e, nel 1994, il numero della rivista Panta dedicato al cinema. Sta (non) finendo una cosa che (non) assomiglia a un romanzo, Oro solubile.

ALBERTO PEZZOTTA
Scrive di cinema per il Corriere della Sera. Ha pubblicato diversi saggi, tra i quali: La Critica cinematografica (2007), Ridere civilmente. Il cinema di Luigi Zampa (2012) e Mario Bava (2013). Con Anna Gilardelli ha scritto Milano d’Italia (2011) e ha curato Cinema italiano, di Alberto Moravia (2010). Collabora con Il Mereghetti – Dizionario dei film.

 

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(fonte: milanomentelocale)

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